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Roche – A fianco del coraggio
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La tradizione natalizia thailandese era stata rispettata: cena a base di granchi, Messa di mezzanotte in inglese, giro dei locali. La mattina seguente eravamo comunque presto in spiaggia. Nessuno di noi due aveva fatto troppo caso all’entità di quella bassa marea così improvvisa ed estesa, così fino a quando abbiamo fatto il bagno tutto sembrava normale.
Poi è arrivata la prima onda: bassa e superficiale, ma inarrestabile. Prima che ce ne accorgessimo ci ha sollevati, spinti, quasi sputati sulla spiaggia travolgendo e portandosi via tutto quello che incontrava.
Ci è voluto più di un momento per verbalizzare quello che stavamo provando e che ancora non riuscivamo a comprendere. Lo stupore si trasformava in smarrimento, poi in paura e infine in sollievo per essere ancora insieme, illesi anche se sporchi di fango dalla testa ai piedi. La data sarebbe diventata un ricordo indelebile: 26 dicembre 2004.
Anche la visita dalla senologa per la mammografia annuale si era svolta come tutte le altre volte, io la accompagnavo più per cortese abitudine coniugale che per reale necessità di un sostegno. Quando la dottoressa l’ha richiamata in studio per ripetere l’esame radiologico e comunicarle il sospetto diagnostico siamo stati investiti dall’unica ipotesi considerata fino a quel momento impossibile.
L’iter seguente è stato comune a molte altre storie ed è durato quasi due anni: quadrantectomia, mastectomia, ricostruzione, immunoterapia, chemioterapia. Tutte queste fasi sono state affrontate con il medesimo approccio di invincibile determinazione da parte sua e di crescente supporto e vicinanza da parte mia.
Non ci siamo mai lasciati travolgere dalla forza degli eventi e non abbiamo mai nutrito dubbi su quale esito ci attendesse. Forse saremo ancora smarriti, impauriti, stupefatti, ma sono passati più di dieci anni e siamo sempre qui, in piedi una di fianco all’altro.
Abbiamo cavalcato anche questo tsunami, insieme siamo immortali.