Ti ho incontrata in fondo a notti di preghiere, come una barca che giunge in un porto notturno. T'ho intravista su Facebook, ci siamo piaciuti subito.
Al primo appuntamento i tuoi capelli neri, lunghi, non hanno oscillato alla brezza della spiaggia in cui t'ho portata ed i tuoi occhi sono rimasti addosso a tutte le parole sbagliate che ho pronunciato per l'emozione: storie di pirati, di vecchie torri sul mare. Non si dicono queste cose al primo incontro!
Ma sei rimasta e, poco tempo dopo, hai tirato fuori dalla mia timidezza il bacio più vivo che abbia mai ricevuto. Con il linguaggio della passione mi dicesti: "Io voglio vivere! Voglio amare!". Una sera prima, tornati a casa, mi confessasti che quella capigliatura e i denti gialli non erano i tuoi, ma conseguenza del ciclo chemioterapico successivo all'asportazione di un brutto tumore al seno. Volli vederti, dopo il bacio, senza artifici e, aspettandomi una nuca liscia, mi mostrasti, invece, una bellissima, corta capigliatura bruna. Quali imbarazzi avresti potuto opporre alla mia testa spelacchiata?
Da allora non volli mancare a nessun tuo ciclo chemioterapico e attraversammo insieme, per mesi, quel budello di reparto in cui s'incontra spesso la morte, ma già tu non le appartenevi.
Anche in mia assenza, prima di conoscerti, hai dato vita al dolore, suonando per gli altri pazienti il pianoforte nella sala d'attesa. Sei stata sola durante l'operazione e nei giorni di ricovero, in piena zona rossa. Hai conosciuto la solitudine, hai sfidato la morte e sei rinata. Io li capisco i tuoi discorsi di resurrezione quando ritorni in reparto per la puntura preservativa della fertilità.
Per questo i miei anni in più, accanto a te, non contano.
Ora le parti si sono invertite: da quando, insieme, abbiamo effettuato il vaccino anti covid-19 per proteggerti, le mie gambe non funzionano e sul letto, su barelle d'ospedale, tante volte ti ho trascinata io. Non mi hai abbandonato neanche per un giorno. Così, malgrado i miei limiti, accettai pure il lavoro a Caltanissetta e tu, senza pensarci, mi seguisti, conscia del duro andirivieni da Messina per effettuare le tue cure. Mi spiace, amore, di non esser riuscito a mantenere quell'impiego a causa della mia salute. Darti una casa, una prospettiva di vita è la mia ambizione, il colpo di grazia inferto al tuo passato e a tanta gente che, attorno a te, è troppo egoista, meschina per cambiare.
Per te mi alzo sempre, così come tu non ti sei mai piegata ai rischi della vita.
Ho due compleanni, da adesso, amore mio: un altro è il giorno in cui ho ricevuto i referti delle tue radiografie, delle mammografie e delle ecografie: "Non c'è più traccia di nulla". Sono risorto anch'io, con te, in quell'ospedale!
Oggi continuo a ritrarti su tutte le tele, ti appendo la vita sulle pareti della camera, in attesa di infilare al tuo dito un anello e dirti: "Per sempre" - pronti a combattere piccoli e grandi problemi sotto la veste purpurea di Agata ch'è la patrona sia delle donne operate al seno, sia dei sopravviventi come me.