Mi sono innamorato di lei mentre la chemio le portava via i capelli. Le portava via peso. Le portava via sogni.
Non si può dire che non me l'aspettassi quanto sarebbe stato difficile.
Lo sapevo.
Eppure è stato anche peggio di quanto immaginassi.
Vederla attraversare linee di chemio una dietro l'altra e uno dopo l'altro farmaci sperimentali di ogni tipo, per mandare via dal suo corpo un linfoma che le avevano detto sarebbe stato semplice da debellare.
Perché i numeri dicono così.
Ma la storia del 2+2 che fa sempre 4, mentre si naviga tra le onde anomale di un tumore, più che un calcolo matematico sembra una formula magica che non è detto che funzioni.
E con il suo linfoma sembrava non funzionare niente.
Cercavo nei suoi occhi la stessa forza che vedevo all'inizio di tutto, quando una sera ha preso coraggio e mi ha detto: "Sono pronta, prendi la macchinetta e rasami a zero la testa".
Ricordo che eravamo in bagno, io le rasavo i capelli mentre bevevo un bicchiere di vino rosso.
Lei mi lasciava fare, con la sua chitarra in braccio e le lacrime che le rigavano le guance mentre cantava.
Era bellissima. E glielo dicevo, urlando, perché mi sentisse nonostante il rumore della macchinetta, il suono della sua chitarra e quello della sua voce.
Volevo che "sei bellissima" le si tatuasse nei pensieri e non perché glielo dicevo io ma perché era la verità.
Non ho mai visto in vita mia una donna così bella.
Quella forza che cercavo si è spenta, mentre le cure che non funzionavano la facevano sentire come un proiettile lanciato in mezzo a due pareti che piano piano si stringevano sempre di più.
Ed io la guardavo perdere fiducia mentre mi rendevo contro che dentro di me non c'era spazio per l'idea di perderla.
Quando arrivò la notizia del trapianto di midollo osseo come unica alternativa per sopravvivere le ho preso le mani e le ho detto che non avevo intenzione di vivere senza di lei, che non le avevo chiesto mai nulla fino a quel momento ma che non avrei rinunciato mai ad averla accanto e che le stavo chiedendo di salvarmi, salvandosi.
Piangendo e ridendo insieme ha detto sì.
Alla faccia del romanticismo delle proposte di matrimonio, quello sarà il sì più bello che potrò ricevere.
Ho sentito su di me tutta la sua paura, che mi sembrava aggiungesse peso alla mia. E valeva lo stesso per la disperazione, lo smarrimento, il suo dolore fisico, le poche volte che si lasciava sfuggire la sua sofferenza, lo somatizzavo. Era tutto amplificato dal fatto che tutto questo fosse un carico suo che non avevo modo di prendere io sulle spalle.
Lei mi ha sempre detto di odiare sentirsi definire "guerriera" perché non si finisce bene quando si lotta con una parte di sé, per quando non ci piaccia, per quanto ci faccia stare male.
Due mesi prima di essere ricoverata per il trapianto eravamo in spiaggia, davanti a un bellissimo mare di Puglia, mi ha baciato e mi ha detto "Non avere paura, non mi perderai, io ne uscirò anche per noi".
Il 6 ottobre ha affrontato il suo trapianto, a salvarle la vita è stato un perfetto sconosciuto (che Dio lo benedica per aver scelto di iscriversi al registro donatori di midollo osseo).
L'11 novembre è tornata tra le mie braccia e mi ha dimostrato la forza di una promessa d'amore.