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Roche – A fianco del coraggio
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Sono Mimmo, il compagno di una donna con cui convivo e amo immensamente da più di 15 anni. E’ la madre di Giulia, nostra figlia, di 11 anni e dei miei figli che vivono con me. Voglio raccontarvi di un’esperienza che ha cambiato la nostra vita e la mia dandoci una scossa terribile. Era una normale giornata infrasettimanale, quando durante una visita di controllo, come tante, cadevano tutte le sicurezze di una vita insieme e il futuro diventava improvvisamente nero. Arrivava come un fulmine a ciel sereno una diagnosi che nessuno vorrebbe mai sentire: “cancro” al seno. Blackout. Tante domande rimbalzavano nella testa: “ Ed ora? Cosa faccio? Cosa succede? La vita insieme è finita….”. Poi dopo il primo momento di sconforto, dove non si sa cosa dire né cosa pensare, cerchi di essere razionale, di ragionare, di trovare una strada da percorrere, e soprattutto sollevare la persona che hai vicino. Non sapevo a chi chiedere aiuto, né cosa fare. Cercavo di fare il punto della situazione. Poi arriva un medico che ti rassicura; che ti dice di stare tranquillo perché oggi abbiamo fatto passi da giganti contro questa malattia. Mi affido a colui che mi dice che faremo un percorso collaudato e che tutto andrà bene. Mi affido, ma così è tutto più difficile. Non lo vivo in prima persona. Valentina inizia il suo percorso chemioterapico. Io posso solo accompagnarla e restare fuori il reparto. Siamo in piena pandemia, le regole di distanziamento fanno pesare tutto di più.
Una mattina si sveglia senza capelli, sopracciglia, difficile da accettare e soprattutto da vedere. Il corpo si trasforma sempre di più mentre si avanza nel percorso, duro, doloroso, ma sempre con la speranza e il desiderio che tutto andrà per il meglio. Durante il periodo delle chemio non sapevo cosa dire o cosa fare per rendere meno sofferenti le giornate, soprattutto nei primi quattro, cinque giorni post chemio. La vedi sempre più smunta. Poi, lentamente le cose migliorano e la vedi riprendersi un po’. In questi momenti ho iniziato a vivere diversamente; ho vissuto al massimo, l’importanza di una semplice passeggiata, magari mano nella mano. Ho abbandonato tutto per stare al suo fianco, per sostenerla e consolarla, magari anche sbagliando, perché qualsiasi cosa potessi fare o dire sapevo che avrebbe alleviato di poco il dolore, lo sconforto.
Poi è arrivato il tempo dell’intervento. Bisognava tirare fuori dal suo corpo quel mostro che la stava distruggendo, che la stava portando via.
Da qui in poi, tutto cambia, la vita ritorna ad essere nuovamente in salita, la speranza diventa realtà. Il corpo inizia lentamente a tornare quello di prima, i capelli cominciano a ricrescere. Le fattezze della mia Valentina sono sempre più reali a com’era prima. La vita riprende la sua strada, il suo cammino ma con un’ ottica diversa.
E’ stato un periodo difficile e non so se torneremo alla vita di prima. Ma sicuramente oggi ne ho una visione più attenta. Apprezzo molto di più ciò che mi circonda, le piccole cose a cui prima non facevo caso perché le davo per scontate. Perché come dice Valentina “le piccole cose messe insieme fanno grandi cose”.
Oggi è passato un anno e mezzo da quel giorno. Noi siamo ancora qua. Mi illudo talvolta che non sia mai successo. Vorrei mettere tutto alle spalle, non sempre è così. Combattiamo tutti i giorni contro quest’ombra che ci segue. Ma la mia forza è lei, e per lei siamo noi.
Siamo felici di avercela fatta, insieme e di poter continuare la nostra vita. La mia compagna, ce l’ha fatta a sconfiggere il Mostro: è una donna forte, un esempio positivo anche per Giulia. Brava Amore mio.