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Roche – A fianco del coraggio
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Era il 19 marzo 2021 e non appena aperta la porta di casa Lorenzo mi corse incontro con un biglietto che avevate fatto insieme: c’era scritto “You are my sunshine”. Felicità alle stelle. Dall’ora in poi tutto ha iniziato a precipitare. Il dolore che sentivi al fianco e che non ti faceva respirare, nel giro di una settimana è passato da una gastrite, diagnosticata al telefono, ad un cancro al colon con metastasi al fegato. Quasi per scherzo, il 1 aprile sei stata ricoverata per il primo ciclo di chemioterapia aggressiva e io mi sono trovato con il nostro bimbo di un anno e 3 mesi a ribaltare la mia vita. Avevo preso tutte le ferie che potevo per potermi dedicare a voi. Mi sentivo impreparato ed inadatto. Ho comprato libri per capire quali giochi fare con Lorenzo e ti mandavo le foto in cui lui rideva: ti facevano stare meglio, mi dicevi. Ricordo la felicità di venirti a prendere all’ospedale: hai voluto un panzerotto caldo appena usciti. E poi fino ad agosto una infusione ogni due settimane: una settimana di vita ed una di dolori. Mi sono preso cura di te e ti ho riempita di gelati: l’unica cosa che la chemio ti faceva ancora assaporare. Cercavo i tuoi abbracci quando potevo. E intanto il mio rapporto con Lorenzo diventava sempre più stretto: vederlo sereno leniva un po' la tua sofferenza. Come psicologa, continuavi a vedere i tuoi pazienti quando potevi: avevi dato dignità al dolore, avevi capito che per i tuoi pazienti che continuavano a cercarti eri molto più della malattia. Io ero felice di prendermi cura di Lorenzo per darti la possibilità di continuare a fare la cosa che più ti piaceva: il lavoro più bello del mondo secondo te. Tra una chemio e l’altra siamo riusciti ad andare anche in vacanza, al mare ed in montagna. Poi a settembre le operazioni per rimuovere il tumore primario, con tante complicazioni e tante tante notti in bianco. Ma non abbiamo mollato: dovevamo arrivare al trapianto del fegato. Abbiamo parlato tanto, riso, pianto, vissuto. E le mie notti le passavo tra il nostro letto e quello di Lorenzo. Mi dicevi che per prendermi cura di te bastava che ti abbracciassi, non serviva altro. A novembre la ripresa della chemio, ma tutto è iniziato a precipitare ancora: nuovi dolori e sempre meno chili. A gennaio abbiamo capito che la situazione era peggiorata e rimaneva poco da fare: ma hai continuato a darmi istruzioni.
Il 12 febbraio una proposta: terminare la tesi per il tuo master in psicoterapia. Per un altro scherzo del destino, il tuo tirocinio era avvenuto nella stessa clinica oncologia in cui sei entrata poi da paziente. In due giorni di piena scrittura, hai raccolto nel tuo lavoro la tua esperienza come psico-oncologa in formazione prima e paziente poi. Hai raccolto tutte le tue energie e collegata da casa hai fatto la tua presentazione: io assistevo ammirato dal divano con i tuoi genitori. Ti sei meritata il massimo dei voti e la lode per la professionalità, l’umanità e la profondità del tuo lavoro. E questo è stato il tuo ultimo sforzo. Dovevano esserci ancora alcuni mesi, ma dopo 3 giorni dalla discussione hai deciso che era tempo di smettere di soffrire e la malattia ha avuto la meglio sul tuo fisico, ma non sulla tua grandezza. Negli 11 mesi di cure abbiamo imparato ad amarci di un amore più profondo, che va oltre il fisico e lega le anime, di cui sono grato. E ho capito cosa avrei perso se non mi fossi preso cura in maniera così unica di te e Lorenzo. Ringrazio per i mesi in più che i medici ci hanno dato: mi hanno permesso di diventare una persona migliore, perché come dicevi tu dobbiamo sempre guardare quello che abbiamo e non quello che ci manca.