L’Ambrogio e la Rita erano i miei suoceri (anche se lei non voleva essere chiamata così), si sono sposati nel 1970 e sono stati sempre insieme, uno per l’altra. Litigavano e battibeccavano come sandra e Raimondo, ed erano altrettanto uniti. Nel 2011 la Rita si ammala: inizia a non stare bene, ha una polmonite che non si risolve mai e alla fine salta fuori che ha un tumore al polmone. La sua preoccupazione più grande è di non poter più curare Greta, la nipotina più piccola, che ha un anno. L’Ambrogio, invece, resta senza parole e non parla proprio più. Le sta solo accanto, la scarrozza di qua e di la per ospedali senza chiedere mai niente a nessuno. Viene operata i primi giorni dell’anno, “mi hanno tolto una bella fetta eh!”, ma la sua tenacia e la sua forza la fanno tornare quasi nuova. Finalmente L’Ambrogio riprende a parlare, lei a comandarlo a bacchetta, lui sbuffa. Passa un po’ di tempo, la Rita fa i controlli e salta fuori un nodulo al fegato. “Ma si dai, per fortuna è piccolo, con un po’ di chemio passa tutto”. L’Ambrogio riprende a scarrozzarla di qua e di la, prende appuntamenti, segna sul calendario le date delle varie tac, pet, rmn, ormai è espertissimo. La Rita scampa anche questa, senza pesarsi sulle figlie e orgogliosa del fatto che loro due insieme non hanno paura di nulla. Poi una piccola macchia al cervello scompiglia ancora le carte: siccome la procedura per eliminare la faranno a Niguarda L’Ambrogio di malavoglia cede il timone alla figlia minore, la sua titti, e per la prima volta non è al fianco della sua Rita. Ma gliela riportano la sera stessa e può ricominciare a coccolarsela. Ultimo atto: nel frattempo “quella bestia li” ha intaccato le ossa della Rita, che riprende a fare la chemio ma la fa stare male e da scarsi risultati. Decidono di sospenderla e aspettare. L’Ambrogio non parla più, di nuovo. La Rita declina e anche lui non sta bene, non digerisce, spesso sta male di stomaco ma non dice niente a nessuno. La figlia maggiore è in cura presso un gastroenterologo e propone al papà di farsi visitare, lui rifiuta. Non ne vuole sapere, ma intanto deperisce… cammina a fatica ma accompagna la sua Rita a messa tutti i giorni, poi prende il pane, poi tornano a casa e continua la vita di sempre. A fine novembre festeggiano le nozze d’oro, la Rita ci tiene tantissimo e anche se siamo in zona rossa riusciamo a pranzare tutti insieme, mangiamo il pesce buono che piaceva a lui. Poi natale, un po’ spezzettati, e capodanno… La figlia maggiore compie gli anni il 5 gennaio. Si sentono al telefono e ridono e scherzano come sempre, alla sera io gli porto qualche pasticcino, mi sembrano sereni. Alle 6 del mattino dopo ci chiama la Rita disperata: l’ambrogio ci ha lasciato, ma “è morto nel suo letto, ci siamo tenuti per mano fino alla fine”. La Rita in realtà è arrabbiatissima perché doveva morire prima lei, lo guarda nella cassa e gli dice:”ma cosa ti è venuto in mente???”. Dopo 2 settimane la figlia maggiore la accompagna dall’oncologa: la situazione è seria, lei supplica la mamma di andare a stare con lei ma la Rita è irremovibile: non ha intenzione di lasciare la casa dove è stata felice per 50 anni. Dopo altre 2 settimane la figlia titti la riporta dall’oncologa: attivano la terapia del dolore. La titti aspetta un bambino che dovrebbe nascere dopo 15 gg, ma la Rita sa già che non lo vedrà. Ci ha lasciato il 13 febbraio, in tempo per festeggiare s. Valentino col suo Ambrogio, nel letto dove si erano tenuti per mano 5 settimane prima.